river_crombie_light_trailsRIVER CROMBIE – Light Trails
(Self Released, 2014)*

La lunga barba e i capelli fluenti di River Crombie potrebbero indurre a liquidarlo superficialmente come uno dei tanti cantautori, alle cui proposte la possibilità dell’autoproduzione permette una limitata circolazione tra appassionati. Bisogna invece lasciarsi appena carezzare dal suo picking delicato e dalla sua voce soffusa per percepire come le sue canzoni abbiano un cuore, una forza espressiva che per trasmettersi non necessita di colori sgargianti ma trova il proprio contesto ideale nella fioca luce nella quale il cantautore trapiantato in Germania dai monti dell’Australia orientale è ritratto, imbracciando la propria inseparabile chitarra sulla copertina di “Light Trails”, lavoro che segue di tre anni il pregevole debutto “Time Beyond Me”.

Pubblicato, almeno per il momento, nel solo formato digitale, “Light Trails” è il frutto di un’ispirazione sentita, che narra di viaggi e solitudini, manifestata in calde pennellate acustiche e interpretazioni sommesse. È inevitabile stabilire ascendenze drake-iane nel tocco e nelle atmosfere ovattate che percorrono le dieci concise canzoni raccolte nella mezz’ora scarsa del lavoro; l’associazione di voce e chitarra in un formato pacato e riflessivo costituisce del resto un linguaggio tanto scarno quanto universale, che non tollera collocazioni temporali di sorta ma che, di volta in volta, può essere modellato dal carattere e dal sentimento proprio di ciascun artista. River Crombie vi riesce lungo i solchi di “Light Trails” attraverso una spiccata personalità nella scrittura e in esecuzioni le cui calde dinamiche possono far pensare a quelle del primo José González.

L’estetica anni ’60-’70 si sposa così nelle sue canzoni con narrazioni declinate in un presente introspettivo ma aperto alla condivisione. Al picking solitario e al contesto intimista materializzato fin dall’apertura “The Planes”, River Crombie aggiunge fluidi ricami melodici (“Tell Me Something New”, “Start Anew”), fino a rivestire il vellutato understatement del suo contesto casalingo di un’ampiezza di respiro prodotta semplicemente dalle risonanze di note e cantato (“Where To Find You”, “World That Is Falling”, “Let It Go”).

Ma è tutto il coeso percorso dell’album a caratterizzarsi per la naturalezza con la quale River Crombie si racconta in canzoni brevi e sentite, che fungono da ennesima dimostrazione delle potenzialità comunicative dell’intramontabile formato di voce e chitarra acustica; quello proposto dal songwriter residente ad Amburgo ne è uno dei più fulgidi esempi recenti e, al secondo album di purezza cristallina, è davvero giunto il momento che le sue canzoni trovino canali di distribuzione più ampi della sola autoproduzione digitale.

*disco della settimana dal 22 al 28 settembre 2014

https://www.facebook.com/pages/River-Crombie/

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