ÓLÖF ARNALDS – Palme
(One Little Indian, 2014)
Interprete ormai consolidata a livello internazionale, Ólöf Arnalds si discosta sempre più dall’incantato immaginario folk degli esordi, abbracciando formati espressivi parzialmente inediti.
La sua voce sottile ed evocativa permane al centro del registro dell’artista islandese, che pur non rinunciando alla gentile lentezza acustica delle origini si apre a un impianto cameristico ed elettronico più pronunciato anche rispetto al già variopinto “Sudden Elevation“. Merito della rinnovata collaborazione con Gunnar Örn Tynes dei Múm e del sodalizio con Skúli Sverisson, i cui diversi retroterra si fondono con quello della Arnalds in otto tracce dalle quali promanano ancora i sentori magici della loro terra d’origine.
Non c’è più solo il folk antico nelle canzoni di “Palme” – che pure ricorre nella title track e nella briosa coralità di “Patience” – ma lo scarno linguaggio della tradizione si colora di spunti molteplici, che giungono a sovrastarne la matrice originaria. Se infatti gli archi danzanti di “Defining Gender” e quelli cullanti di “Soft Diving” aggiungono profondità romantica alla non amplissima estensione melodica della Arnalds, le pulsazioni sintetiche di “Hypnose” e le ritmiche incalzanti di “Half Steady” la mostrano sotto una luce del tutto inedita.
Benché quest’ultima necessiti ancora di essere metabolizzata appieno, quello riassunto con l’abituale grazia in “Palme” appare un interessante stadio evolutivo.
(pubblicato su Rockerilla n. 410, ottobre 2014)
Che brava! Mi sono perso un suo live indimenticabile nella mia città, anni fa. Chitarrina e voce.