ROSS BAKER – Clouds In The Shape Of Clouds
(Plenty Wenlock, 2014)
Un cd-r 3” di appena dodici minuti, oltre la metà dei quali occupati da un remix, permette di scoprire ulteriori tasselli dello sfaccettato mondo sonoro di Ross Baker, prolifico artista inglese dedito a modulazioni chitarristiche in prevalenza tradotte in un desolato soundscaping ambientale (si vedano i recenti “Two Suns Were Visible In The Sky” e “Periphery”).
“Clouds In The Shape Of Clouds” è composto di tutt’altra materia, distillata da contemplazioni della countryside intrise di languori romantici, rappresentate attraverso arpeggi acustici che danzano leggeri come sospesi su umori bucolici. Siamo dalle parti dei paesaggi sonori del primo My Autumn Empire, in particolare nella title track d’apertura, mentre le voci distanti della successiva “Oxgodby” incorniciano frammenti di malinconia agrodolce che si stagliano su un fondale dalle tiepide sfumature pastello.
A riportare tale estatico quadretto a un contesto di manipolazione elettronica, provvede invece il remix di “A Time After Computers” ad opera di Cubus, che si snoda per oltre sette minuti tra torsioni sature e schegge di rumore post-industriale. È l’altra faccia della medaglia di una testimonianza discografica tanto breve quanto potenzialmente significativa, per la pregevole e (chissà) forse nemmeno temporanea transizione di Ross Baker nel novero degli artisti più sensibili alle fuggevoli suggestioni della campagna inglese.