sea_oleena_shallowSEA OLEENA – Shallow
(Lefse, 2014)

Quando, quattro anni fa, Charlotte Loseth aveva per la prima volta dispensato in download a offerta libera i primi frutti del suo progetto Sea Oleena, sotto forma di un Ep omonimo, il nome e la voce dell’artista canadese non erano passati inosservati ai cultori di sotterranei languori eterei e carezze sognanti.
Dopo che l’anno successivo l’appena più corposo mini album “Sleeplessness” aveva in parte deluso le aspettative virando verso più torbide e segmentate derive trip-hop, ecco ora la Loseth tentare una sintesi del suo breve ma intrigante percorso artistico in un lavoro che può considerarsi un nuovo punto di partenza, se non altro per il duplice motivo simbolico della pubblicazione del disco da parte di un’etichetta di rilievo quale Lefse e della complessità della sua struttura, attestata da una durata (quarantatré minuti) per la prima volta tale da indurre a considerare “Shallow” il primo album vero e proprio dell’artista canadese.

Oltre tali dati formali, ai quali si associa la coerenza della copertina con un’estetica dreamy, è il contenuto delle sette tracce del lavoro a definire in maniera significativa le rinnovate coordinate di Sea Oleena. Tutto assume contorni sfumati e piacevolmente indefiniti nel flusso amniotico di “Shallow”, che pure trae le mosse dalla residua presenza di pulsazioni ritmiche nell’incipit “If I’m”, seppur avviluppate da una rilucente coltre di soffi ambientali in addensamento. Tale consistenza vaporosa avvolge tutto il corso del lavoro, associandosi al fascino delle interpretazioni della Loseth, lievemente riverberate in modo tale da fondersi con le incantante narcolessie dei fondali sui quali aleggiano sinuose e immateriali.

Più che nella direzione delle eteree muse drone-folk (Grouper, Ekin Fil), l’artista canadese sembra voler improntare il proprio profilo espressivo a una dosata miscela di armonie sognanti e ipnotiche modulazioni ambientali, che tuttavia conservano entrambe contenuti emozionali vivi e palpitanti. Così, mentre i riverberi di “To Hold” dispensano purpurei riflessi dream-pop e il visionario binomio “Shades Of Golden”-“Everyone With Eyes Closed” getta quasi un ardito ponte tra Cocteau Twins e Gregor Samsa, sono i due brani più lunghi – la title track e gli undici minuti di “Vinton, La” – a offrire nuovi scorci in penombra dell’arte discreta della Loseth, nell’occasione raffinata donna al piano che pare suonare sospesa su una nuvola.

Al medesimo equilibrio, replicato in quello tra ambience e melodia, tra la delicatezza suadente della forma e la sofferta catarsi di alcuni dei testi, è consacrato l’intero “Shallow”, disco che è tutto questo e anzi molto di più, per la sua preziosa capacità di trasportare in un’altra dimensione, satura di dolcezza e sentimento ormai quasi inusuali.

http://seaoleena.tumblr.com/

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