FRENCH FOR RABBITS – Spirits
(Lefse, 2014)
La delicatezza dell’Ep “Claimed By The Sea” (2012), prima testimonianza discografica del duo neozelandese French For Rabbits, non deve essere passata inosservata, non solo ai cultori delle carezze dream-folk. A due anni da quella perla in edizione limitata, ben altre credenziali realizzative sostengono il debutto sulla lunga distanza di John Fitzgerald e Brooke Singer che, grazie alla pubblicazione da parte di Lefse, si può facilmente immaginare possa raggiungere platee ben più vaste rispetto all’Ep.
A rafforzare tali premesse provvede senz’altro il contenuto di “Spirits”, i cui dieci brani appaiono frutto di una duplice azione combinata: da un lato quella di una più spiccata levigatezza dream-pop, dall’altro quella di una scrittura sempre più languida e avvolgente, al pari delle interpretazioni dolci ed eteree della Singer. Da questa operazione, resta in parte emarginata la componente più acustica e folk, che poteva cogliersi tra le righe di “Claimed By The Sea”, adesso ancora percepibile nelle ballate “Goat” e “Hard Luck Stories” ma in prevalenza sovrastata da arrangiamenti che completano gli ampi abbracci armonici delle canzoni con ritmiche sfumate ed echi prodotti da tastiere e chitarre vaporose.
Tutto è lieve, come definito da poche pennellate dai colori pastello, nelle canzoni di “Spirits”, tanto in quelle dalla più marcata impronta sognante (“Lean”, “The Other Side”) quanto in passaggi pervasi da sorprendente vivacità pop (in particolare la frizzante “Gone Gone Gone”). In entrambi i casi riesce difficile non pensare a un altro più affermato duo operante in un terreno affine, quei Beach House rispetto ai quali la personalità di John Fitzgerald e Brooke Singer riesce comunque a far mantenere una sufficiente distanza espressiva, riassunta dalla misurata, genuina eleganza di armonie che nelle loro delicate soluzioni sonore trovano una cornice trasognata e cullante.
Se è dunque svanita un po’ della magia salmastra sospesa tra terra e onde di “Claimed By The Sea”, “Spirits” non manca di replicare, affinandola, la sintesi di grazia spontanea e accuratezza esecutiva che incorona i French For Rabbits quali credibili interpreti di un suadente candore dream-pop.