FEATHERSHIP – Howl
(Maisonnette, 2014)
Benché si tratti di un debutto, “Howl” è album che viene da lontano, elaborato nel corso di parecchi anni da parte di Jean-Philippe Sauvé, ormai veterano della scena indie-folk di Montreal, che dopo aver incontrato il produttore Vincent Blain ha intrapreso insieme a lui l’avventura di Feathership. Al nucleo di quintetto della band si aggiunge un’ampia schiera di musicisti, deputata a offrire varietà di soluzioni strumentali e un ampio respiro “corale” alle canzoni di Sauvé.
Le dieci raccolte in “Howl” mostrano al tempo stesso l’immediatezza della scrittura e lo sforzo di elaborazione di arrangiamenti variopinti, che infondono mood e colori profondamente diversi alle scorrevoli canzoni di Sauvé e al loro combinazione di vivacità bandistica, reminiscenze di classico cantautorato americano e scorci di umbratile romanticismo. A fronte di qualche citazione bluesy e di episodi elettrici alternamente giocosi (“Tumbling”) o nervosi (“Morning Love”), sono proprio i passaggi nei quali il lirismo del songwriter canadese pennella quadretti di sottile malinconia, perfettamente incorniciati dagli arrangiamenti chamber-folk di “Buried Shame” e “Reverie” o dall’essenzialità acustica di “Lion’s Home” e della conclusiva “Stranded Tonight”.
Benché a volte si colga una certa eccessiva confidenza da parte di Sauvé nel ricercare affinità a un Andrew Bird (in particolare nella breve “Missing You”) o a codici indie-folk ormai invalsi sulla scia di band quali Decemberists o Hey Marseilles.
“Howl” resta comunque un debutto meritevole di scoperta, che al popolato panorama chamber-folk aggiunge una voce nuova ma già dotata di esperienza e sensibilità per poter arricchire secondo una pluralità di registri vivaci e riflessivi le sue canzoni, a lungo coltivate e sapientemente rifinite.
molto molto interessante.