IN EVERY DREAM A NIGHTMARE WAITS – Between The Surface And The Sun
(Seashell, 2014)
Una piccola ma esaustiva raccolta di canzoni avvolte dalle tenebre, pubblicata in formato digitale e su cassetta dalla palermitana Seashell Records, introduce all’universo creativo dell’australiano Ian Bonnar, attivo già da qualche anno sotto il suggestivo alias In Every Dream a Nightmare Waits. Oltre a costituire le proverbiali due facce della stessa medaglia, sogno e incubo descrivono adeguatamente l’ampio orizzonte creativo di Bonnar, così come proposto in “Between The Surface And The Sun” (a sua volta titolo che evoca transizioni e vie di mezzo) anche grazie a un nutrito numero di collaboratori, che si avvicendano nelle dodici tracce del lavoro, alle quali hanno contribuito in prevalenza a distanza attraverso lo scambio di suoni attraverso la rete.
Il tenore e gli apporti strumentali dei collaboratori hanno plasmato in maniera anche molto diversa tra loro le canzoni di Bonnar, la cui scrittura si dimostra estremamente duttile nel corso di un lavoro che lo vede protagonista tanto di scorci cantautorali da cameretta quanto di più robuste strutture lo-fi e persino di un paio di episodi di prevalente natura sintetica. I passaggi più scarni appaiono in linea di massima anche i più efficaci, quelli meglio in grado di lasciar trasparire l’essenza di un songwriting che appare comunque preferire toni più o meno lievemente nervosi al solitario understatement.
Eppure, oltre agli agrodolci arpeggi di “Fade” e ai toni ovattati della conclusiva “Let It Rain”, quel che del lavoro resta colpisce in maniera più positiva è il torbido psych-folk di “The Same Mistake” e l’avvolgente malinconia di chitarre e e violoncello dell’iniziale “Transition”, eseguita interamente da Claudio Cataldi con il prezioso contributo del violoncello di Aldo Ammirata, che il timbro basso e ieratico di Bonnar trasforma in invocazione oscura e rapita.
Benché l’eterogeneità di “Between The Surface And The Sun” non lasci cogliere un definito profilo di Bonnar, la sua stessa complessità attesta la riuscita dell’esperimento di collaborazione a distanza che vi è sotteso, sotto il comune denominatore di una ricchezza espressiva compresa tra estremi opposti, anzi tra essi sospesa a mezz’aria.