netherworld_zastrugiNETHERWORLD – Zastrugi
(Glacial Movements, 2015)

Poco meno un anno dopo l’annuncio della temporanea… ibernazione delle sue pubblicazioni, riaffiora l’etichetta romana Glacial Movements, che nel corso dei suoi anni di attività si era caratterizzata quale punto di riferimento dell’isolazionismo ambientale internazionale. Restando in metafora, lo fa con tutta l’imponente consistenza di un iceberg e con una nuova creazione del suo mentore e curatore, Alessandro Tedeschi, il cui progetto Netherworld ne tiene emblematicamente a battesimo una nuova serie di produzioni, appunto denominata “Iceberg Series”.

A tale significativa ripartenza corrisponde un parziale spostamento del fulcro espressivo dell’etichetta e dello stesso Tedeschi, visto che “Zastrugi” dischiude a entrambi nuovi orizzonti sonori, identificati fin dalle premesse in una fusione dub-techno, ovviamente a freddo. La declinazione offertane dalle cinque lunghe tracce del lavoro è infatti ben peculiare rispetto alle premesse formali e del tutto coerente con la consolidata estetica del progetto: se infatti è vero che le pulsazioni elettroniche rivestono un ruolo importante nell’economia dei brani, la densa grana costitutiva di tutti i brani si rivela nuovamente frutto dell’interazione tra torbidi loop, saturazioni e micro-suoni, che depotenziano in maniera significativa gli accenti ritmici, che piuttosto che una connotazione fisica assumono quella di gelide sferzate di vento polare che si infrangono su compatte superfici ghiacciate.

È l’immagine che nell’iniziale “Mapsuk” funge da manifesto del nuovo corso dell’artista romano, che lungo tutto il corso di “Zastrugi” non rinuncia a scolpire il suono come una scultura di ghiaccio, attraverso sciabordii liquidi (“Bergie Seltzer” e “Sérac”) e oscillazioni crepitanti, in un viaggio all’interno della materia (“Dry Andes”). Anche quando, come nella conclusiva “Uikka”, i ritmi si fanno particolarmente pronunciati, tornano a manifestarsi echi spettrali, inafferrabili, che riportano alle evanescenti sublimazioni ambientali di Tedeschi.

È la prova ultima della sua trasformazione nella continuità – la stessa che del resto è lecito augurare alla sua ritrovata etichetta – di fronte alla quale non bisogna fermarsi alle premesse “di genere”, perché sotto la superficie dell’iceberg c’è ancora molta materia ghiacciata da esplorare.

http://www.glacialmovements.com/

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