david_allred_midstoryDAVID ALLRED – Midstory
(Oscarson, 2015)

Dalle velleità di trombettista jazz a un delicato understatement cantautorale, dalla natia California alla “capitale indie-folk” Portland: il percorso di David Allred, breve nel tempo visto che si tratta di un artista poco più che ventenne, ha invece già coperto significative distanze nello spazio e nella definizione della personalità artistica. Come spesso capita, ad attrarlo nell’orbita dell’universo indie-folk è stata anche una coincidenza, pur conseguita con indubbio merito: le canzoni che Allred scriveva già copiosamente da quale anno, distribuendole in maniera gratuita tramite la propria pagina Bandcamp, sono giunte all’orecchio di Peter Broderick, che le ha tanto apprezzate da intraprendere una reciproca collaborazione con Allred, che ha portato fino alla produzione e alla fattiva partecipazione da parte di Broderick a “Midstory”, album che può considerarsi il vero e proprio debutto – almeno in termini ufficiali – del giovane artista californiano.

In virtù delle sue premesse, corroborate dai contributi sostanziali di Broderick (voce, basso, violino e banjo), “Midstory” denota più di qualche affinità quanto meno con il profilo più strettamente cantautorale del più affermato mentore di Allred, individuabili in un approccio semplice e diretto alla scrittura e all’interpretazione, che tuttavia non contraddice affatto la ricchezza del preponderante impianto cameristico-corale delle dodici concise istantanee (tutte intorno ai tre minuti di durata media) che formano il lavoro. Il suo stesso incipit a cappella (“Don’t You Wish”) rivela la scarna dimensione espressiva di Allred, i cui fioriti intrecci vocali con Broderick (che invece funge da prima voce nella ricercata “Lost My Voice”) saranno uno dei ricorrenti cardini di “Midstory”.

Eppure, lungi dal replicare semplicemente un codice espressivo di dimessa introspezione, nel corso del disco Allred plasma i suoi brani secondo tecniche diverse, aggiungendo o sottraendo di volta in volta elementi stilistici e strumentali. Così, mentre l’omaggio alla sua patria d’adozione artistica (“Oregon”), culminante in un vellutato arrangiamento di tromba, e soprattutto “Runniong Out Of Color”, con le sue ritmiche sfumate, lasciano riaffiorare reminiscenze jazzy ormai lontane, l’elettronica di “Fly Again” e il soffuso calore ritmico di “A Prticular Light” attestano le aperture del songwriting di Allred a una pluralità di soluzioni.
Tra queste, quella del minimalismo acustico, tutt’al più rifinito dalle misurate vibrazioni romantiche degli archi, rappresenta soltanto una delle possibilità, per quanto tra le più dirette ed efficaci presenti in “Midstory”, tanto nella formula folk con banjo e violino di “Path Less Taken” quanto nei toni sommessi e nei tempi rallentati di “Alright”e “Again And Again”.

In poco più di mezz’ora, dunque, David Allred mette in mostra una classe matura e una versatilità invidiabili, assistite sicuramente dal fattivo contributo di un estimatore d’eccezione, ma già tali da consentire al giovane artista di origine californiana di atteggiarsi a credibile interprete di un cantautorato coerente con un’estetica umbratile e raccolta, eppure ricchissimo di variazioni ed elementi ulteriori rispetto al paradigma di chitarra e voce.


https://davidallred.bandcamp.com/

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