CELER – Jima
(I, Absentee, 2015)
Due tracce di circa venti minuti ciascuna, che riempiono interamente le facciate di un vinile in edizione limitata, costituiscono la prima uscita annuale di Will Thomas Long.
In “Jima”, l’artista californiano ormai da tempo residente in Giappone rispolvera l’essenza più pura e immateriale della sua declinazione ambient-drone, che nell’occasione coincide l’avvolgente emozionalità di sinfonie modulate secondo frequenze finissime, in lenta ma costante evoluzione, come l’addensamento di vapori delle formazioni nuvolose ritratte nella splendida copertina del lavoro.
Entrambe le tracce avanzano senza scossoni, sull’apparente uniformità di soffi ipnotici, come prodotti dagli archi di un’orchestra immaginaria: la composizione che occupa il primo lato, “Distant Misgivings”, è tutta evanescenze e timbriche basse, che si elevano leggermente soltanto nella sua seconda parte, come in una narcolettica apertura da camera che disegna traiettorie di morbidi viaggi mentali. Il secondo lato “The Potential Of The Unnecessary” si attesta invece su un frequenze più elevate, il cui spettro emana riflessi corruschi e più evidenti snodi compositivi, in un assalto al cielo che sa di catartica purezza ambientale.
Nelle due tracce Long condensa dunque il profilo più “orchestrale” della sterminata produzione di Celer, all’altezza dei cui momenti più emozionanti e suggestivi “Jima” può a ragione ascriversi.