PEPTALK – Islet
(Home Assembly, 2015)
Cosa può venir fuori dall’incontro tra tre musicisti appassionati di pop giapponese, exotica, dubstep e sci-fi e che nei rispettivi curricula vantano collaborazioni con Yoko Ono, Xiu Xiu, Thurston Moore e Tyondai Braxton?
Difficile immaginarlo, a meno che non ci si trovi in presenza del debutto dei Peptalk, che nelle dieci tracce di “Islet” provano a condensare in maniera quanto più possibile organica le loro diverse propensioni ed esperienze, letteralmente frullandole insieme, scomponendole e riassemblandole in forme inevitabilmente mutanti.
Il filo conduttore tra la libreria elettro-acustica dell’iniziale “Panorama” e la lounge visionaria di “Bow Chaser”, tra il candore pop di “Driftwood” e i torbidi synth di “Podesta” risiede dunque tutto nell’approccio del terzetto newyorkese, artefice di un’ibridazione acustico-sintetica incentrata sull’intersezione di ritmiche e melodie di entrambe le nature, risultante in una post-modernità aliena, dallo straniante gusto cinematico.