BEN RATH – A Drop In The Ocean
(Triple Moon, 2015)
L’articolato ventaglio di esperienze e interessi musicali di Ben Rath è ben riconoscibile in filigrana al risultato della materia sonora elettronicamente plasmata in “A Drop In The Ocean”: retaggi post-rock e ronzanti riverberi shoegaze si colgono infatti in lontananza nelle cinque tracce del lavoro, frutto di un approccio eminentemente sperimentale alla creazione di atmosfere incorporee e avvolgenti.
Sulla scia di artisti quali Jon Attwood e Wil Bolton, il fulcro delle modulazioni ambientali di Rath risiede in calde timbriche chitarristiche, stillate in un rosario di risonanze e iterazioni nei primi due brani e via via dematerializzate in astrazioni sempre più inafferrabili, che nella conclusiva “Downstream” si riducono a un cupo soffio imperscrutabile.
È questo a differenziare in maniera sostanziale da quella di artisti affini la musica di Rath, che dal suo composito retroterra musicale trae da un lato la tensione drammatica e dall’altra la progressiva ipnosi di loop e stratificazioni di frequenze, che insieme delineano una via parzialmente diversa all’ambience chitarristica.
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