STROM NOIR – ΕΣΟΠΤΡΟΝ
(ΠΑΝΘΕΟΝ, 2015)
Pressoché in contemporanea con le claustrofobiche volute di “Glaciology”, Emil Maťko ha raccolto nella cassetta “ΕΣΟΠΤΡΟΝ” (“Esoptron”) sei brani da lui composti nel lasso di tempo di oltre due anni, che tuttavia non avevano trovato collocazione organica nella sua pur copiosa discografica contraddistinta dall’alias Strom Noir.
Lungo i circa quaranta minuti del lavoro, si percepisce comunque un filo conduttore comune, rappresentato sia dalla resa sonora dei brani che dal metodo attraverso il quale l’artista slovacco è pervenuto a definirli: si tratta infatti di composizioni incentrate per ampi tratti sulla stratificazione di drone, ora esili ora più marcati, le cui frequenze tratteggiano le cupe risonanze di una marea montante (“Kaleidoscope, “There Are Still Secrets”) piuttosto che i riverberi luminosi che vi si rispecchiano (“Heart Of Stone”, “Where Rainbow Ends”).
Il tutto è reso secondo una serie ininterrotta di iterazioni aritmiche, che in principio assumono la consistenza di un soffio persistente (nell’ipnotica title track), mentre in seguito appaiono appena scosse da variazioni di densità (le granulose screziature di “Polnoc Celý Deň”).
Lavoro tanto disorganico nelle premesse quanto coeso nella sua resa concreta, “ΕΣΟΠΤΡΟΝ” traccia un itinerario sonoro ben rappresentativo dell’immaginifico approccio ambient-drone di Emil Maťko, alla scoperta del quale può costituire un affidabile valido punto di partenza.