SIMON SCOTT – Insomni
(Touch, 2015)
Come da titolo, “Insomni” muove da un’osservazione da parte di Simon Scott di un ambiente sonoro vissuto nelle ore notturne, catturato nelle sue frequenze immanenti e completato da significative parti suonate. Il tutto è presentato come un itinerario d’ascolto di oltre quaranta minuti in traccia unica, benché ripartita in una sequenza di frammenti più o meno lunghi.
Come nello splendido “Below Sea Level”, sono nuovamente i field recordings il punto di partenza intorno al quale l’artista inglese costruisce le proprie composizioni; tuttavia in “Insomni” si tratta appunto soltanto di un primo spunto, che ben presto si ritrae a semplice corollario di un’articolata galleria di armonie elettro-acustiche.
Fin dall’inizio, infatti, la sospesa atmosfera notturna è definita attraverso suoni ricavati da modulazioni d’organo e chitarra, che fungono da fondale dapprima a un’ambience austera e a tratti persino contorta e quindi a sorprendenti pennellate di paesaggismo acustico. “Insomni” è infatti idealmente divisibile in due parti pressoché speculari: la prima metà del lavoro presenta un contenuto più strettamente ambientale, incentrata su drone e correnti di elettricità statica e a tratti molto prossima al rumore mentre, proprio intorno al giro di boa della lunga traccia, delicati arpeggi introducono una seconda parte che, pur presentando ancora risonanze granulose, è invece dominata da armonie acustiche che suggeriscono incantate contemplazioni bucoliche.
L’approdo finale dell’insonnia creativa di Scott assomiglia dunque alla ritrovata serenità di un’inedita atmosfera aurorale, da cogliere nella sua preziosa fugacità, al termine di un lucidissimo viaggio dalle tenebre alla luce, attraverso sensazioni, suoni e dettagli esaltati nella percezione proprio dal contesto notturno.