darren_hayman_florenceDARREN HAYMAN – Florence
(Fika Recordings, 2015)

La straordinaria naturalezza con la quale Darren Hayman continua a esercitare la propria abilità di artigiano delle canzoni, traendo spunto dai luoghi e dalle sensazioni da essi suscitati. Le sue canzoni diventano quindi un diario, anzi nel caso di “Florence” un diario di viaggio, scritto e realizzato nel corso del suo soggiorno fiorentino, ospite di Elizabeth Morris (Allo Darlin’) e Ola Innset (Making Marks), durante le festività natalizie dello scorso anno.

Quel diario vede ora la luce sotto forma di un album, l’ennesimo per il prolifico ex-Hefner, anche se il primo autenticamente solista, nel quale non è accompagnato da una band dagli elementi e dalle denominazioni mutevoli. I dieci brani di “Florence” rappresentano dunque l’essenza più pura e personale dell’attitudine cantautorale di Hayman, distillata in una serie di ideali cartoline impresse dal suo sguardo sensibile e non senza un tocco di leggera ironia in un contesto domestico e dunque inevitabilmente disadorno.

In “Florence” si percepisce infatti la dimensione personale e casalinga del viaggiatore solitario, che vaga per la città assorbendone umori e impressioni, restituite sotto forma di canzoni disadorne ma che non per questo indulgono a un’estetica in bassa fedeltà. Nella galleria di istantanee che formano la tracklist del lavoro si alternano scorci paesaggistici della città e narrazioni aneddotiche, rese con l’abituale lirismo di Hayman, nell’occasione particolarmente romantico e disincantato, e una scarna dotazione strumentale formata quasi soltanto da chitarra e drum machine. Così spogliate dalla varietà di arrangiamenti che ne hanno caratterizzato tutti gli album più recenti, le canzoni di Hayman ne dispensano la più pura essenza poetica sotto forma di linee armoniche in punta di dita (“Nuns Run The Apothecary”, “From The Square To The Hill”, “Didn’t I Say Don’t Fall In Love With Him”) e pulsazioni ritmiche sfumate e giocose (“Post Office Girl”).

Tra i toni complessivamente soffusi che connotano semplici melodie scritte e cantate sulla sola chitarra (“On The Outside”, “Safe Fell”), non mancano passaggi più vivaci, che riportano in primo piano la spontaneità pop della scrittura di Hayman (“Break Up With Him”, ” When You’re Lonely, Don’t Be”), e persino una contemplazione strumentale (“The English Church”), che chiude il lavoro rimarcandone idealmente il carattere di diario di viaggio, come tale sottilmente malinconico e improntato a sensazioni fuggevoli. Proprio queste sensazioni Hayman è riuscito, con poche pennellate impressionistiche, a condensare nelle canzoni semplici e ispirate di “Florence”, ennesima testimonianza di una classe cantautorale che anche in questa veste solitaria non si dimostra affatto “minore”.

http://www.hefnet.com/

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