olga_wojciechowska_maps_and_mazesOLGA WOJCIECHOWSKA – Maps And Mazes
(Time Released Sound, 2015)*

Il legame sempre più stretto tra musica sperimentale e forme d’arte visuale che ha elevato, ad esempio, la colonna sonora al rango di veicolo di creazione di dignità pari a quella delle composizioni concepite soltanto in quanto tali, ha dischiuso nuove vie attraverso le quali un artista può arrivare alla produzione discografica. Senz’altro emblematico di ciò è il percorso di Olga Wojciechowska, violinista polacca finora partecipe di numerosi progetti in contesti eterogenei (dall’ambient music al nu-jazz), nonché dal 2008 stabilmente impegnata nella composizione delle pièce per le performance del coreografo belga Sidi Larbi Cherkaoui.

Dopo tanti anni di attività, l’artista polacca ha ritenuto maturi i tempi per riassumere parte delle sue creazioni più recenti in un’uscita discografica, che per la prima volta reca il suo nome. “Maps And Mazes” raccoglie infatti undici brani originariamente scritti per esibizioni di danza, produzioni cinematografiche e teatrali, principalmente incentrate sulle sue abilità nella creazione di paesaggi sonori avvolgenti e sospesi, incentrati quasi esclusivamente sulle corde del suo violino.

Come aggraziate, graduali e solenni sono le movenze della danza contemporanea, così lenti e meditativi sono i movimenti dell’archetto della Wojciechowska sulle corde del suo violino, resi ulteriormente narcolettici dal moderato filtraggio elettronico al quale sono stati sottoposti. Avulse – se proprio si vuole – dal contesto al quale sono state destinate, le composizioni raccolte in “Maps And Mazes” descrivono un’ambience avvolgente, non più accessoria ad altre forme espressive ma capaci di suscitare suggestioni profonde attraverso le proprie sole frequenze modulate.

Organicamente considerato, il lavoro si colloca in perfetto equilibrio tra atmosfere ambientali e neoclassicismo minimale, secondo modalità non del tutto dissimili rispetto a quelle di altre solitarie suonatrici sperimentali di archi, quali Hildur Guðnadóttir o Nadia Sirota. Si tratta di composizioni austere, notturne, che definire “cinematiche” implicherebbe un’evidente inversione logica; eppure, non è mera forma quella ricavata dal suo strumento da parte della musicista polacca, non solo perché tutti i brani di “Maps And Mazes” presentano spiccati profili emozionali, definiti in elegie in miniatura (“Melting Into Unknown”, “Number Of Possible Words”), torbidi incastri elettro-acustici (“Primal Fear”, “Faith Tuner”) e florilegi nei quali le timbriche dolenti del violino elettrico appaiono in tutta la loro grazia disadorna (“Walk My Shadow Home”). Non di solo violino vive comunque il lavoro, che si apre e si chiude con il calore vellutato di fiati sonnolenti e tocca momenti di struggente malinconia sulle risonanti note pianistiche di “Resonating Memories”.

A differenza di quel che le premesse possano far immaginare, tanto in termini di struttura strumentale quanto di fruizione svincolata dai contesti originari, “Maps And Mazes” è un album estremamente vario e traboccante di sensazioni, un affascinante viaggio sonoro di tre quarti d’ora in una dimensione di penombra soffice e accogliente, leggera ma profondamente espressiva come i movimenti calibrati della danza o quelli dell’archetto sulle corde di un violino.

*disco della settimana dal 7 al 13 dicembre 2015

http://olgawojciechowska.wordpress.com/

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