TALONS’ – Growing Up
(Self Released, 2016)
Una vita paragonata ai titoli di coda di un film come metafora di un approccio artistico silente e volutamente ai margini, da sempre dedito a uno spontaneo understatement casalingo. Pochi titoli più di “My Life Is An Endless Outro”, lungo brano d’apertura del suo recente “Growing Up”, potrebbero descrivere in maniera più fedele la parabola artistica di Mike Tolan. Già chitarrista di The Six Parts Seven e membro fondante dei Trouble Books, l’artista dell’Ohio affida ormai da tre lustri all’anagramma Talons’ i suoi più personali appunti musicali, la cui combinazione di narcolessia cantautorale e rarefazioni ambientali presenta appunto il tratto comune dell’inclinazione per la penombra espressiva e la narrazione di storie di una quotidianità ordinaria, resa straordinaria dall’occhio sensibile con il quale viene osservata.
È quel che avviene anche in “Growing Up”, lavoro digitale reso disponibile, come spesso avviene per Tolan, in download a offerta libera, e dallo stesso definito, a dispetto dei suoi quasi quaranta minuti, come un Ep di avvicinamento, a un lavoro in preparazione, il cui annunciato titolo “After Talons'” lascia presagire ulteriori significativi cambiamenti.
Racconti tratti da un soggiorno a Chicago, suggestioni tratte dalla visione di film e una serie di cartoline ricavate dall’osservazione di una realtà minima, spesso desolata, popolano gli otto brani del lavoro, tra quelli più compiuti dal punto di vista della scrittura realizzati finora da Tolan.
Benché i contorni di “Growing Up” restino in prevalenza sfumati e sonnolenti, come avvolti da un’esile patina di pulviscolo atmosferico in sospensione, le chitarre dalla granulosa amplificazione di “Milwaukee”, che rimandano alle polverose cavalcate elettriche dei primi Sun Kil Moon, o le dolenti ballate al rallentatore “Richmond” e “Growing Up (Pt. 1)”, fanno assumere a Talons’ una direzione per molti versi affine al cantautorato slow-core di Rivulets. Restano, ovviamente, le filigrane delicatamente contemplative di accordi chitarristici in punta di dita e le melodie cantate sottovoce (“Song For Carissa’s Wierd”, “All That Hasn’t Burned Is Drowned”), tratti distintivi dell’arte dimessa di Tolan, al pari delle dilatazioni ambientali intrise di agrodolce malinconia, che percorrono sottotraccia quasi tutto il lavoro.
Se “Growing Up” è solo l’inizio, la prima di altre premesse di un anno produttivo annunciato già fitto di appuntamenti, si possono ben attendere a breve da Tolan numerosi altri saggi della sua narcolettica poetica minima.