ENNIO MAZZON – Pavement Narrows
(Discreetrecords, 2016)
Dal caos al silenzio, dal ritmo alla stasi, dalla concretezza post-industriale delle macchine alle astrazioni di moti naturali impalpabili: è un itinerario di ricerca che oscilla tra antonimi concettuali quello tracciato da Ennio Mazzon nel suo recente “Pavement Narrows”.
Le sue undici tracce, dall’abituale forma libera, riassumono in una sequenza di concise stanze sonore comunicanti le une con le altre l’ampiezza del terreno espressivo di Mazzon. Superato il vortice urticante dell’incipit “Hunting Souvenirs”, il lavoro alterna ulteriori passaggi di rumore abrasivo, dalla marcata impronta fisica (“Salmon Run”, “Marineat Nighttime”) a dilatazioni ambientali (“Add Ten To Nine”) e saturazioni granulose (“Tryst”), pure scosse da fremiti e impulsi ritmici a tratti particolarmente decisi (“Masu”).
Mazzon sembra affidare ai due brani finali la sintesi di un’esperienza creativa e d’ascolto trascendente, frutto di un’incessante intersezione di piani in forza della quale il rumore si fa liquido, la materia evapora e il suono si amplifica in una dimensione di naturale, soverchiante libertà.