Quello tra musica ambientale e immagini non è un connubio solo accidentale nel caso del newyorkese KJ Rothweiler, al debutto sotto la sola sigla Kj con sette tracce all’insegna di stratificazioni e intersezioni di texture che plasmano una serie di scorci atmosferici policromi. Rothweiler non è infatti solo un musicista, ma anche e soprattutto un regista, ragion per cui la correlazione della sua musica con le immagini trascende di gran lunga l’aspetto della suggestione e quello concettuale.
Nei suoi trentotto minuti di durata, “Wake” materializza infatti attraverso il suono immagini di consistenza spumosa (l’iniziale “Foam”) o liquida (“Sail”), impiegando modulazioni di un’ambience evanescente che rimanda a maestri dell’astrazione meditativa quali Celer o Stars Of The Lid, ma anche attraverso oscillazioni, nastri in reverse (“Blue”, “Sylph”) e granulosi intarsi elettro-acustici (nella title track), che rendono vive composizioni in graduale trasformazione, come immagini che prendono forma sotto l’occhio dell’osservatore.
Sono tuttavia senz’altro gli aspetti più evocativi il fulcro dell’espressione dell’artista newyorkese, che in particolare nelle due tracce finali svapora in sinuosi loop orchestrali (“Noville”) e vocalizzi di consistenza eterea (“Beyond”), che proiettano in maniera magistrale in una dimensione purissima, popolata da immagini intangibili e ipnotiche correnti emozionali.