buck_curran_immortal_lightBUCK CURRAN – Immortal Light
(ESP-Disk / Obsolete Recordings, 2016)

Come un fulmine a ciel sereno, il sodalizio artistico e personale tra Buck e Shanti Curran è giunto al termine, lasciando in eredità i cinque incantati dischi realizzati insieme nei quasi dieci anni di attività del duo Arborea, vero e proprio ponte tra le radici polverose di un folk antico e le luminose vie di una sperimentazione onirica, che rinverdiva memorie psichedeliche proiettandole verso un infinito fortemente interiorizzato.

Dopo un passaggio così probante, Buck Curran non ha potuto che ricercare ispirazione e pace interiore nel contatto con la natura, elemento simbolico al quale la sua musica è stata sempre fortemente legata; ha così trascorso un lungo periodo nei pressi di una zona fluviale nel suo Maine dove, osservando l’ambiente naturale e il fluire placido ma costante dei corsi d’acqua, ha creato gli otto brani che formano il suo primo album solista.

L’esperienza degli Arborea è ovviamente ben presente lungo l’intero “Immortal Light”, a partire dal suo stesso titolo e dall’iniziale “Wayfaring Summer (Reprise)” che lo apre ripartendo dal primo disco del duo, lì dove tutto era cominciato; ma, soprattutto, in tre dei brani si manifesta ancora la voce di Shanti, più magica e incorporea che mai. Sono, non a caso, alcuni tra i passaggi più emblematici del lavoro: la cover di “Bad Moon Rising”, attestazione di un legame antico, l’oscura e affascinante ballata “New Moontide”, l’inizio di una nuova pagina della vita e della carriera di Buck, e i tredici minuti della conclusiva title track, elevazione elegiaca verso quella trascendenza da sempre parte della ricerca degli Arborea.

In “Immortal Light” vi è, comunque, tutta la consolidata personalità artistica di Buck Curran alla prova del cambiamento, dal picking contemplativo di “Sea Of Polaris” e di “River Unto Sea”, alle acide astrazioni ambientali di “Andromeda”, fino al tenebroso crooning di “Seven Gardens To Your Shore”, passaggio di evocativa ascesi che rinsalda la latente affinità con Brendan Perry.
“Immortal Light” rappresenta dunque davvero un nuovo inizio, intenso, ispirato e fortemente sentito come solo una svolta personale e artistica può essere, animata dalla sensibilità di un artista che ha senz’altro ancora molto da raccontare, proseguendo senza sosta la sua ricerca tra natura e trascendenza spirituale.

http://arboreamusic.blogspot.com/

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