SISTER GROTTO & YARROW – Song For An Unborn Sun
(Self Released, 2016)
Un’intensa attività di produzione su cassette dalla tiratura limitatissima continua a caratterizzare il progetto creativo di Madeline Johnston sotto l’alias recentemente assunto di Sister Grotto. Ad appena un paio di mesi di distanza dall’affascinante “You Don’t Have To Be A House To Be Haunted” l’artista del Colorado licenzia infatti una nuova cassetta, questa volta condivisa con un’altra sotterranea interprete di vaporose sperimentazioni in bassa fedeltà, ovvero Devin Shaffer, alias Yarrow.
Le due si dividono equamente due facciate di poco meno di mezz’ora ciascuna, secondo modalità tuttavia piuttosto diverse e, nel caso della Johnston, che si discostano in parte dalle sue ultime emissioni sonore. Innanzitutto, il lato della Johnston è ripartito in sei tracce dalla durata variabile, ma tutte più concise rispetto alle oniriche narcolessie di “You Don’t Have To Be A House To Be Haunted”; inoltre, tra i contorni piacevolmente sfuggenti e le suadenti armonie eteree che ne plasmavano i brani, in questa occasione affiorano vortici distorti più evidenti e granulose texture elettriche, in parallelo alle quali anche le interpretazioni salgono lievemente di tono, assumendo tratti più decisi e definiti (“Placeholder”). Il piglio sognante della Johnston non manca tuttavia di manifestarsi nell’alone di mistero che avvolge la title track in risonanze nebbiose in lento ma continuo movimento.
Differente nella struttura il lato di pertinenza della Shaffer, interamente occupato da una sola traccia priva di titolo, all’interno della quale è comunque individuabile una successione di momenti, che vanno da evocazioni vocali dotate di contenuti armonici, pienamente complementari con quelle della Johnston, a sequenze dalla più marcata impronta sperimentale, definite da frequenze disturbate e sibilanti saturazioni in bassa fedeltà.
La natura duale di “Song For An Unborn Sun” contiene dunque una conferma e una scoperta che merita approfondimento, entrambe accomunate dal loro essere frutto di intriganti pratiche sperimentali al femminile.
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