PETER BRODERICK – Grunewald E.P.
(Erased Tapes, 2016)
Se “Partners”, suo settimo disco pubblicato la scorsa estate, aveva segnato per Peter Broderick una sorta di ritorno alle origini del minimalismo pianistico, l’Ep di poco più di venti minuti che lo segue a breve distanza riprende ad aggiungere elementi al multiforme profilo artistico del polistrumentista e compositore americano.
I cinque brani di “Grunewald”, intitolati alla chiesa berlinese divenuta negli ultimi anni luogo privilegiato di session e concerti di sperimentazione neoclassica e appunto teatro delle loro registrazioni notturne, traggono infatti nuovamente le mosse dal pianoforte, al quale si affiancano nell’occasione minuti arrangiamenti d’archi. Tutto è ovattato, austero e avvolto da vago torpore nel corso dell’Ep, che rispecchia le sensazioni la maestosità e di intimo raccoglimento suscitate dal luogo, vissuto in maniera del tutto inconsueta.
Spazi fisici e spazi sonori si fondono quindi aprendosi alle risonanze di note pianistiche sonnolente (“Goodnight”) e a quelle di un violino dai tratti gotici quasi come l’architettura del luogo (“Violin Solo No. 1”), ma soprattutto accedendo a una più elevata dimensione spirituale in una vibrante ambience cameristica (“It’s A Storm When I Sleep”, “Eyes Closed And Traveling”). Al tempo stesso semplice nei suoi elementi e composito nella loro variopinta articolazione, “Grunewald” offre un nuovo conciso saggio di un neoclassicismo che viaggia sul filo di sensazioni mutevoli, alimentate dal loro peculiare contesto di registrazione.