charlie_cunningham_linesCHARLIE CUNNINGHAM – Lines
(Dumont Dumont, 2017)* 

Ben prima di realizzare il proprio disco di debutto, Charlie Cunningham si è ricavato la meritata attenzione tra gli appassionati delle infinite sfumature delle modalità di interpretazione della classica formula chitarra-e-voce. Merito del particolare modo di approcciare lo strumento da parte del songwriter di Oxford, che nel corso di un soggiorno spagnolo ha assorbito gli accenti latini e le vibranti dinamiche del flamenco, poi restituite in una vivida combinazione di coerenza con quella tradizione e personalità espressiva in una sequenza di tre brillanti Ep, pubblicati nel corso dell’ultimo triennio. Da “Outside Things” (2014) a “Heights” (2016), passando per “Breather” (2015), il caldo picking di Cunningham e il pronunciato lirismo della sua voce non erano affatto passati inosservati, per la particolarità della proposta che veicolavano, caratterizzata da un’impronta decisamente non comune.

Del tutto naturale, dunque, attendere con trepidazione un debutto sulla lunga distanza, finalmente materializzatosi in “Lines”, lavoro che attesta in maniera organica il percorso di crescita attraversato da Charlie Cunningham nell’ultimo triennio, nel corso del quale ha peraltro via via arricchito la sua scarna dimensione acustica con misurati contorni elettronici, deputati a conferire ulteriore profondità allo spazio sonoro nel quale continua a muoversi il suo originale intreccio di chitarra e voce.
Prova immediata dell’evoluzione attraversata negli anni da Cunningham si ricava dall’apertura del lavoro, “An Opening”, le cui ambientazioni ovattate culminano in un crescendo sintetico potenzialmente stridente con la sua placida natura acustica, eppure in fondo con essa coerente. Su questa linea, peraltro dettata dall’ultimo Ep “Heights”, si muovono anche altri brani, quali la title track e “How Much”, le cui soffuse atmosfere sono incorniciate da coltri sintetiche comunque mai invasive.

Benché nella compilazione della tracklist Cunningham non rinunci a riepilogare il percorso che lo ha portato a “Lines”, includendovi le già edite “Lights Off” (da “Outside Things”) e “Breather” (dall’Ep eponimo), tanto nel suo timbro, adesso in prevalenza piano e romantico, quanto nelle linee armoniche meno nervose rispetto agli esordi, si coglie un’evoluzione del suo linguaggio cantautorale. Non si tratta affatto di una normalizzazione nel più classico senso del songwriting folk, bensì della decantazione dello spirito “latino” di Cunningham e dei suoi vivaci accenti ritmici in un formato decisamente coeso, condensato in canzoni concise (tutte sotto i quattro minuti), tuttavia capaci di spaziare dal soffuso lirismo di “Born” e di “While You Are Young” alle cadenze quasi urbane di “Answers”. Sono tuttavia le naturali doti armoniche di Cunningham a impregnare in profondità l’intero “Lines”, denotando nelle varie “Minimum”, “I Can Be” e “You Sigh” la fluidità di una vena pop che anche per rinnova e rafforza affinità con José González, anche dal punto di vista della potenzialità di diffusione.

Non c’è di che stupirsi, almeno per chi ha seguito Charlie Cunningham fin dagli inizi, riscontrando nella sua musica le doti che oggi in “Lines” contribuiscono a indentificare in lui un talento cristallino, artefice di un’ibridazione tra tradizioni musicali e lessico sonoro personale, credibile, genuinamente accattivante.

*disco della settimana dal 23 al 29 gennaio 2017

https://www.facebook.com/charliecunninghammusic

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