MONOCHROMIE – Stained Glass
(Qrates, 2017)
La peculiare sinestesia compositiva che caratterizza gran parte del processo creativo di Wilson Trouvé sotto l’alias Monochromie segna una nuova tappa sotto forma delle sei coese tracce raccolte in “Stained Glass”.
A due anni di distanza dall’articolato “Behind Black Clouds”, nel quale affioravano in maniera netta come non mai, suggestioni tra ambient sognante e post-rock, il polistrumentista francese ritorna sostanzialmente alla primigenia essenza della sua musica, presentando una breve sequenza di brani nei quali è declinata secondo una serie di graduali variazioni un’ambience cameristica dagli spiccati tratti cinematici. Più semplice è la struttura compositiva di Trouvé, più spiccato risulta, anzi, il profilo suggestivo della sua musica, che in “Stained Glass” spazia appunto dalle granulose atmosfere che ricamano le rilucenti armonie pianistiche della “Ouverture” alle sinuose decompressioni di archi delle successive “Umbrellas” e “Radiance”.
Nonostante non manchi un’incursione in territori sonori maggiormente destrutturati, che sfiorano quasi sfumature rumoriste (“Patterns”), il lavoro proietta con decisione Trouvé verso una dimensione di ambience orchestrale, riflessiva ma dall’ampio respiro, che nel finale “Sunrise” trova suggello aurorale, etereo e profondamente coinvolgente.