MONOCHROMIE – Behind Black Clouds
(Fluttery, 2015)
La natura di artista multimediale e polistrumentista di Wilson Trouvé si riflette fedelmente nelle opere del suo progetto Monochromie, nel quale il compositore francese non si limita a esercitarsi in saggi di neoclassico ma, di volta in volta, esplora universi sonori variegati, che nel corso degli anni si sono manifestati in un paesaggismo cinematico che di una materia sostanzialmente ambientale è arrivata ad abbracciare anche i lati più densi e rumorosi.
Eppure, il fulcro espressivo di Monochromie è stato quasi sempre costituito dal pianoforte di Trouvé, suonato secondo registri diversi (dal minimalismo a impressioni di “continuous piano music”) e variamente affiancato da soluzioni orchestrali, field recordings e screziature elettroniche.
Di tutto ciò “Behind Black Clouds” costituisce una sorta di ideale catalogo, lungo oltre un’ora e ripartito in tredici episodi di diversa durata e contenuto. Comune denominatore può essere individuato nelle suggestioni atmosferico-visuali ricorrenti lungo tutto il corso del lavoro, tanto negli interstizi di vuoto pneumatico lasciati da Trouvé tra note pianistiche e soluzioni da camera, quanto nei pieni di progressioni armoniche insistite, saturazioni di elettricità statica e marcati accenti ritmici. Le combinazioni di tale pluralità di elementi producono pertanto un’alternanza di registri e sensazioni che va dalla serenità bucolica di “L’envolée” e dai vapori avvolgenti di “Distance” e “Polyhymnia” al crescendo epico di “The Lost Victory” e alle ansiogene segmentazioni ritmiche di “Ethereal Lights”.
Al centro di tutto permane tuttavia l’ampiezza di respiro delle composizioni di Trouvé, che ben si manifesta nella travolgente sinfonie in miniatura “Fade Away” e lungo gli oltre dieci minuti di “Heart Beat”, letteralmente il cuore pulsante dell’album, per collocazione nella tracklist e per ricchezza di contenuti, diluiti in rilucenti coltri ambientali e scanditi da battiti cadenzati che uniscono i paesaggi sonori di Hammock e di The American Dollar.
Il lungo viaggio suggerito da “Behind Black Clouds” non conduce ad approdi univoci, bensì funge da fonte di scoperta incessante di un orizzonte sconfinato, che abbraccia ambient music e retaggi post-rock sotto il cielo di un’orchestralità dai tratti cinematici tenebrosi e affascinanti.