PHANTOM DOG BENEATH THE MOON – The Statue Of The Hunter Is Lost At Sea
(Rusted Rail, 2017)
Si erano quasi perse le tracce del duo formato dal cantautore Aaron Hurley e dal polistrumentista Scott McLaughlin, che è facile immaginare abbiano impiegato i sette anni trascorsi da “The Trees, The Sea In A Lunar Stream” a vagare alla ricerca di suoni, sensazioni, spettri e suoni dell’Irlanda rurale, dove affondano le radici di entrambi. Ecco invece manifestarsi nuovamente il loro progetto artistico, contraddistinto dall’immaginifica denominazione di Phantom Dog Beneath The Moon, sotto forma dei nove brani raccolti nel loro terzo album “The Statue Of The Hunter Is Lost At Sea”.
Il lungo silenzio non ha fatto altro che affinare, arricchendolo di sfumature, il loro obliquo approccio folk, costituito non solo da incantati sentori bucolici, ma anche di misticismo lo-fi e spunti torbida psichedelia rurale. Benché anche in “The Statue Of The Hunter Is Lost At Sea” non manchino frequenze disturbate e occasionali acide torsioni elettriche, il formato espressivo del duo è (relativamente) più pacato e coeso di quanto non fosse nel lavoro precedente. La scrittura di Hurley risulta anzi senz’altro affinata rispetto al passato, mentre le orchestrazioni di McLaughlin – che includono strumenti acustici, organi analogici e una varietà di effetti e manipolazioni – vi fungono da cornice entro la quale le canzoni assumono tratti di volta in volta legati al contesto creativo del duo, ovvero animati da visioni di una spiritualità ascetica e raccolta.
Il timbro alto ed evocativo di Hurley funge infatti da perfetto complemento tanto di scarne strimpellate acustiche (“This Is No Poet”), quanto di incantati scorci naturalistici (“Birds In Thy Chimes”, “Snowy Vague Trees In A Graveyard”), fondendosi tuttavia in maniera compiuta anche con saltuarie impennate in bassa fedeltà (“All I Meander Even Ever” e la title track).
Volutamente trasandato nell’estetica, eppure curato nei dettagli della tavolozza che lo ha generato, “The Statue Of The Hunter Is Lost At Sea” tesse intricate trame di un avant-folk ricondotto nel peculiare alveo di quella combinazione tra legami tradizionali e sperimentazione che ormai da anni ha trovato terreno estremamente fertile nella desolata magia della countryside irlandese.