LAST DAYS – Seafaring
(n5md, 2017)
A oltre dieci anni di un’attività discografica sviluppatasi nel tempo a intervalli ben più dilatati di quelli abituali per artisti operanti in campo neoclassico-ambientale, Graham Richardson riprende il suo percorso creativo proprio da dove era partito, dal punto di vista dell’immaginario di riferimento tanto concettuale che sonoro. Il mare, effigiato nel debutto “Sea”, torna a dominare suggestioni e iconografia del suo quinto album “Seafaring”, come è anche abbastanza normale che sia per un artista nato sulla costa orientale del Nord dell’Inghilterra, che sullo stesso Mare del Nord continua ad affacciarsi nella sua attuale residenza di Edimburgo.
Fuor da ogni retorica o scontata suggestione poetica, le dodici tracce del nuovo lavoro si muovono con il passo graduale di una marea, intesa in senso più emotivo che non semplicemente fisico. Rinunciando alle parti vocali affacciatesi nel precedente “Satellite” (2013), l’artista inglese torna all’essenza primigenia della sua creatura Last Days, combinando con tocco lieve decompressioni ambientali e asciutte armonie cameristiche, ricamate dal pianoforte. Solo a tratti quest’ultimo assurge a protagonista dei brani (in particolare nel cristallino incedere di “Whitecaps”), mentre gran parte di “Seafaring” vive piuttosto sul fragile equilibrio tra evanescenti movimenti di archi e soffici risonanze ambientali.
Ne risulta una sequenza di raffinate pièce, le cui spiccate potenzialità cinematiche evocano orizzonti sconfinati, resi ancor più luminosi dai vapori salmastri che ne popolano l’atmosfera, al tempo stesso serena ed emotivamente coinvolgente.