PALE SPECTRES – Pale Spectres E.P.
(Cloudberry, 2017)
Sono sufficienti meno di dodici minuti ai Pale Spectres per confermarsi tra le voci più fresche e brillanti dell’indie-pop degli ultimi anni. È la durata corrispondente alle quattro tracce dell’ultimo Ep omonimo della band francese, da poco licenziato in formato digitale, nelle quali si ritrova intatta l’essenza di un genuino per melodie leggiadre, ma come al solito velate da una patina di agrodolce nostalgia.
La medesima nostalgia, filtrata dal tempo e priva di velleità meramente emulative, anima ancora una volta temi e sonorità del quintetto transalpino, che nell’occasione spazia anzi con grande dimestichezza dai “classici” riferimenti C-86 e Sarah Records a sfumature wave oggetto di riletture come quelle recenti di casa Captured Tracks (si veda in particolare “Bicycles”). Alle atmosfere impregnate di uggiosa malinconia delle prime due tracce, fa tuttavia da corrispettivo il piglio sbarazzino e le melodie solari delle restanti due (“Didn’t Know Where To Go” e “Goodbye”), classiche popsong senza tempo che, nelle mani della band francese, fioriscono con una spontaneità che le rende immediatamente coinvolgenti.
Non risiede in fondo in questo l’essenza più profonda dell’indie-pop, in un misto di spensierata bellezza e consapevolezza della sua fugacità? I Pale Spectres continuano a incarnarla in maniera eccelsa e i quattro agili brani del loro omonimo Ep estivo ne sono nuova, limpida testimonianza.