JASMINE GUFFOND – Traced
(Sonic Pieces, 2017)
Con la pubblicazione dell’apprezzato “Yellow Bell” (2015), Jasmine Guffond ha intrapreso un nuovo percorso della propria complessa personalità artistica. Lo conferma il secondo album pubblicato sotto il proprio nome, che sviluppa l’approccio sperimentale concreto del predecessore, amplificandone i surreali contenuti post-umani (non a caso richiamati dal titolo del brano d’apertura) in un lavoro dedicato ai dispositivi elettronici intesi al controllo dell’individuo e del territorio e dai suoni degli stessi per ampi tratti dominato.
Nei sei brani di “Traced”, la componente umana è infatti circoscritta a vocalizzi avulsi dalla natura della loro fonte originaria e, soltanto in un paio di passaggi, da liquide vibrazioni acustico-analogiche, dalle quali ancora trasuda un simulacro di realtà. Tutto è invece improntato a un’incorporeità angosciosa nelle emissioni di frequenze aliene condensate in “Traced”, lavoro che in particolare nel suo brano manifesto “GPS Dreaming” riassume il suono delle macchine, producendo paesaggi sonori di alienazione post-moderna.