MCVX – Voyagers
(KrysaliSound, 2017)
Quella dello spazio è una dimensione con la quale ogni sperimentazione sonora latamente definibile come ambientale finisce in maniera inevitabile per confrontarsi, che si tratti di quello limitato di una stanza o di una sala delle quali catturare le risonanze, ovvero dell’orizzonte di ampiezza indefinita di luoghi naturali dei quali catturare le storie e l’essenza attraverso la tecnica del soundscaping. Lo spazio è però anche quello infinito, il cosmo inesplorato oggetto di tante missioni alla ricerca della conoscenza della sua origine e, chissà, di presenze di altre forme di vita.
Dalla missione spaziale Voyager prende le mosse il chitarrista lombardo Carlo Monti, al debutto sotto l’alias MCVX, e in particolare da samples delle registrazioni impresse sul Voyager Golden Record, lanciato nel 1977, dai quali parte alla scoperta di un universo sonoro nel quale caos primordiale e risonanti frequenze statiche convivono in un equilibrio di elementi particellari. Delicati frammenti armonici di pianoforte, minute screziature ritmiche, pulsazioni minimali e detriti cosmici gravitano infatti nelle cinque lunghe tracce (tutte appena al di sotto dei dieci minuti) che formano “Voyagers”, sospingendosi fino ai confini dello spazio esplorato.
L’ambizioso tentativo espressivo di Monti trova così esito in un viaggio attraverso una materia ambientale le cui polarizzazioni sono ricondotte a unità da un’evidente propensione alla combinata ricerca di drone primordiali e particellari visioni cosmiche.