DEDEKIND CUT – Tahoe
(Kranky, 2018)
Il passato industriale di Fred Welton Warmsley III si percepisce appena in controluce nel suo secondo lavoro a nome Dedekind Cut. Registrato tra Europa, New York e la sua residenza californiana, omaggiata nel riferimento geografico del titolo, “Tahoe” è una complessa sinfonia di spaesamento ambientale, che in otto brani spazia appunto da residue tracce delle inquietudini rumorose che popolavano la sua precedente esperienza artistica (percepibili in particolare lungo i disagevoli oltre nove minuti di “MMXIX”) ad aperture cinematiche di ampiezza e organicità sorprendenti.
È un’ambience sospesa a mezz’aria su sconfinati paesaggi mozzafiato quella che promana da brani quali “De-Civilization” e la title track, appena stemperata nei suoi aspetti fondamentalmente armonici da increspature sotto forma di field recordings e schegge di brulicanti effetti sintetici (“The Crossing Guard”, “Spiral”). Attraverso il suo retroterra espressivo, Warmsley perviene dunque a una declinazione ambientale ricca di sfaccettature (persino il canto monastico di “Hollow Earth”), in una tensione tra rumore e armonia dagli esiti ogni volta imprevedibili, che tuttavia proprio nei suoi maestosi scenari orchestrali trova una definizione di eccellenza del tutto coerente con la produzione dell’etichetta che non a caso ne propone il lavoro.