MAXINE FUNKE – Home Fi + Eternity
(Brierfield Flood Press / I dischi del barone, 2018)
Come lo stesso titolo lascia intendere, una raccolta di casalinghi bozzetti di canzoni, diffusa in occasione di un suo recente tour australiano, fa riaffiorare dal suo isolamento creativo Maxine Funke, sotterranea cantautrice di Dunedin. Maxine non corrisponde tuttavia al cliché della giovane artista che muove i primi timidi passi nella proverbiale “cameretta”, avendo alle spalle un paio di album solisti, nonché la partecipazione alla Hundred Dollar Band di Alastair Galbraith.
Tuttavia, era dal secondo album “Flet” (2012), che la musicista neozelandese non si faceva sentire con un’uscita discografica vera e propria, della quale “Home Fi” ha peraltro costituito soltanto la premessa, visto che è di poche settimane fa la pubblicazione del brevissimo singolo “Eternity” da parte dell’etichetta svedese (sic!) I dischi del barone. La scarna concisione espressiva accomuna singolo e raccolta, entrambi caratterizzati da frammenti di canzoni, pur resi estremamente compiuti dalle non comuni doti di armonizzazione dell’artista, il calore vellutato del cui timbro vocale declina in ovattata chiave folk brani dalla durata media non superiore ai due minuti.
Oltre alle risonanze dei suoi stillati arpeggi acustici, a sostenere le sue interpretazioni sono occasionali note d’organo e minimali effetti analogici, mentre uno dei brani del singolo è un interludio strumentale costellato da glitch e frequenze disturbate, che lasciano trasparire una mai sopita propensione sperimentale. In tal senso, l’essenzialità casalinga non rappresenta una cornice accidentale dei brani di Maxine Funke, bensì il risultato della ricerca di una dimensione di immediatezza, che genera una teoria di preziose miniature di un bedroom-folk dal fascino trasognato, il cui unico difetto è finire troppo presto.