CROSS RECORD – Cross Record
(Ba Da Bing!, 2019)*
Estremamente interessante e per certi versi sorprendente è il percorso che ha condotto Emily Cross dall’introspettiva dimensione “da cameretta” al suo terzo album sotto l’alias Cross Record, attraverso la condivisione del precedente “Wabi-Sabi” (2017) e il progetto Loma, che la vede accanto a Jonathan Meiburg degli Shearwater. Le trasformazioni nell’espressione dell’artista originaria di Chicago, ma attualmente residente in Texas, hanno seguito passo passo quelle della sua biografia, proiettandola appunto dalla concentrazione sulla propria individualità alla ricerca di un equilibrio “trascendente” tra corpo e anima e alle riflessioni ad esso connesse.
Di questo racconta – anche – il non casualmente omonimo terzo lavoro di Emily, che nel frattempo nella presentazione che fa di sé sul suo sito ha associato alla definizione di musicista quella di “death worker”. Rinviando per approfondimenti alla sua biografia, l’inedita combinazione di attività si rispecchia fedelmente in “Cross Record”, che fin dall’affascinante solitudine dell’immagine di copertina si presenta come un disco che scandaglia liminari territori tematici, emotivi e sonori. L’introspezione di Emily Cross si rivolge infatti, fin dall’interrogativo con il quale comincia il brano d’apertura, a riflessioni esistenziali (“What is your wish? What do you expect?”), tuttavia veicolate da connessioni con luoghi ed esperienze personali.
Analogamente, gli undici brani che formano il lavoro presentano contenuti sonori non meno “in between”, frutto della commistione tra risonanze sognanti, occasionali inserti acustici e pulsazioni sintetiche decisamente più spettrali e disagevoli, nelle cui dinamiche il cantato etereo di Emily Cross assume ricorrenti caratteri evocativi, persino ieratici. Benché i tratti armonici delle sue interpretazioni non cessino di risultare sofficemente avvolgenti, lo straniante contesto sonoro che li incornicia amplifica le percezioni che promano da brani che, in più di un’occasione, fanno pensare ai Low, dapprima per le melodie dolcemente ipnotiche della prima parte del lavoro (“Licorice”, “I Release You”) e poi, soprattutto, per pulsazioni e contenute detonazioni che davvero paiono raccogliere il testimone dell’ultimo, magnifico “Double Negative” (“Y/O Dragon”, “The Fly”, “I Am A Painting”).
A questa nuova mutazione hanno senz’altro contribuito la produzione di Theo Karon e l’arsenale elettronico di Andrew Hulett, insieme al quale Emily Cross ha sviluppato in canzoni organiche quelli che in origine erano suoi semplici demo vocali. Ma “Cross Record” rappresenta soprattutto il frutto di una rinnovata consapevolezza umana e artistica da parte della musicista statunitense, che nei suoi brani ha condensato con leggerezza tutta femminile un esteso immaginario di tormentata, trascendente bellezza.
*disco della settimana dal 5 all’11 agosto 2019