NYMPHALIDA – Assenza
(Sound Against Humanity, 2019)
È tutta sottesa a diverse sfumature di grigio e declinata per sottrazione la terza opera di Pietro Bianco sotto l’alias Nymphalida, reduce da quattro anni di silenzio, seguiti ai primi due, “Portraits” (2014) e “Lóghi” (2015), pubblicati invece nel volgere di pochi mesi.
Il periodo di ponderazione che si può ben immaginare aver presieduto al nuovo “Assenza” corrisponde all’ulteriore stadio di un percorso creativo che, pur presentando quali elementi principali una base di neoclassicismo acustico ed evanescenti suggestioni atmosferiche, non ha mancato fin dall’inizio di discostarsi con estrema personalità dai clichés diffusi in entrambi gli ambiti.
Ancorché la componente acustica dei sei densi brani che formano il lavoro sia ancora affidata al pianoforte, le sue filigrane armoniche si presentano fin dall’inizio sempre più dilatate (“Li Feruli”), in forma di risonanze di note lontane o addirittura velate da una coltre di opache saturazioni, che solo in filigrana rivelano contenuti di scarno romanticismo (“Threnos”). L’ambience caliginosa che percorre per ampi tratti “Assenza” (“Nubi di Cenere”, “Via del Ritorno”) richiama echi di memorie sempre più fioche e avvolte dalle tenebre (“Cercarsi, Smarrirsi”), il riscatto dalle quali è un breve finale luminoso, nel quale il pianoforte si percepisce per la prima e unica volta in tutte la sua cristallina purezza.
Introiettando, appunto, l’assenza nella propria pratica sonora, Bianco l’ha elevata a contenuto essenziale di una proposta artistica che coniuga brillantemente contemplazione atmosferica e potenzialità di coinvolgimento, nella stessa misura in cui bilancia tenebre e luce, saturazioni ambientali e distanti stille armoniche.