IAN HAWGOOD – Peace Fragments
(Slowcraft, 2020)

La definizione di “frammenti” può ben apparire fuorviante in presenza di un lavoro di oltre un’ora di durata, ripartito in appena tre tracce, una delle quali supera da sola i quaranta minuti. Eppure, di frammenti si tratta, intesi nel senso di (dis)organiche istantanee volte a imprimere immagini auditive risultanti da esposizioni idealmente prolungate a elementi atmosferici, incarnati da field recordings marini e loop armonici potenzialmente infiniti.

Ne è artefice Ian Hawgood, che si conferma sensibile scultore di suoni naturali, nell’occasione catturati attraverso idrofoni, e stratificate frequenze di chitarre e synth. A fare da sfondo, oltre che da parte sostanziale, di “Peace Fragments” è il Mare del Nord, di fronte al quale l’artista inglese si è ritirato dopo le sue estese peregrinazioni metropolitane tra Giappone ed Europa continentale: dei suoi suoni e, soprattutto, delle sensazioni da esso evocate sono imbevuti i tre movimenti che formano il lavoro, orientati a una sottile malinconica, coronata appunto dai quaranta minuti di soffici risonanze del secondo, ponderoso “frammento”.

Se da questo davvero promana un’incontaminata pace esteriore e interiore, lievemente più increspati risultano gli altri due passaggi, in particolare il terzo e più breve (poco più di cinque minuti), interamente dominato dagli aspetti concreti di un soundscaping che invece si svolge in prevalenza in una risacca atmosferica ed emozionale, alle cui cadenze iterative abbandonarsi in contemplazione estatica.

https://www.folkreels.com/

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