HELIOS – Domicile
(Ghostly International, 2020)
Appena dismessi i panni cameristico-ambientali di Goldmund (il cui ultimo lavoro “The Time It Takes” risale solo a un paio di mesi fa), Keith Kenniff torna a indossare quelli elettro-acustici del suo originario progetto Helios. In realtà, i due aspetti della personalità artistica del musicista statunitense negli ultimi tempi tendono sempre più a confondersi, pur sempre accomunati da un denominatore di delicatezza compositiva applicata ad ambientazioni sonore rarefatte.
Come già il precedente “Veriditas” (2018), anche “Domicile” è infatti caratterizzato da incantate orchestrazioni di synth, tuttavia sempre più orientate ad evanescenze atmosferiche piuttosto che agli emozionali intarsi ritmico-acustici di album quali “Eingya” (2006) e “Caesura” (2008). Da allora, il profilo Kenniff si è decisamente evoluto in quello di compositore ambientale a tutto tondo, che in Goldmund continua a combinarsi con residue tracce di minimalismo neoclassico mentre in Helios trova la propria manifestazione più pura e protesa alla ricerca di un equilibrio tra tempi ed elementi.
A tutto ciò, i nove brani di “Domicile” associano le placide sensazioni domestiche suggerite dal titolo, sublimate in una sequenza di avvolgenti loop armonici che, pur presentando nella sola parte finale saturazioni e lievi increspature, delineano orizzonti di confortevole quiete meditativa.