HANNAH COHEN – Child Bride
(Bella Union, 2012)
Se siete alla ricerca della rivelazione femminile del 2012 e non vi fate abbagliare da fenomeni costruiti a tavolino, dovete senz’altro appuntarvi il nome di Hannah Cohen.
L’artista newyorkese ha tutte le carte in regola per il successo, compresa l’immagine del suo passato da modella, ma soprattutto una voce e delle canzoni che difficilmente potranno lasciare indifferenti.
Assistito dalla preziosa produzione di quel piccolo genio nascosto di Thomas Bartlett (Doveman), il suo debutto discografico vede l’incontro tra tonalità ariose e arrangiamenti misurati, in dieci brani classici e raffinatissimi, in perfetto equilibrio tra una commossa semplicità, fondata quasi solo su chitarra o pianoforte (“Don’t Say”, “The Simplest”, “Say Anything”), e ballate suadenti che si aprono a un romanticismo potenzialmente patinato ma mai stucchevole (“Shadows”, “Carry You Under”). La varietà di soluzioni sonore, magistralmente orchestrate da Bartlett, esalta la versatilità interpretativa della Cohen, sinuosa e vellutata nei passaggi toccanti come la splendida “The Crying Game”, lieve e sottile in quelli più upbeat (“California” e la cover di Doveman “Boy + Angel”).
Non è detto che Hannah Cohen sia destinata a essere una star, né forse mira a diventarlo, ma “Child Bride” resta una splendida dimostrazione di come la schiettezza espressiva possa rivestirsi di una raffinatezza priva di artefazione.
Da non perdere.
(pubblicato su Rockerilla n. 380, aprile 2012)
http://www.facebook.com/pages/Hannah-Cohen
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