AA. VV. – Taxidermy Of Unicorns
(Watery Starve, 2013)
Trasfigurazioni folk al femminile su cassetta. Questa, in estrema sintesi, l’essenza sottostante a “Taxidermy Of Unicorns”, idea sviluppata un due ore di suoni e sperimentazioni, equamente ripartite tra quattro artiste impegnate, ciascuna secondo una diversa sensibilità, in ardite esplorazioni manipolative in bassa fedeltà, in prevalenza sfocianti in evocazioni droniche, che conservano soltanto remote ascendenze in un folk scarnificato e ipnotico.
Alicia Merz (Birds Of Passage), Félicia Atkinson (stavolta sotto le spoglie di Je Suis Le Petit Chevalier), Rachel Evans (Motion Sickness Of Time Travel) e Lynn Fister (Aloonaluna) sono le protagoniste dell’inedita operazione, nella quale tutte applicano la loro sensibilità a immaginari sonori astratti, modellati secondo rarefazioni o torsioni di rumore più o meno sintetico.
Unici brani a recare un qualche incorporeo contenuto vocale sono due dei quattro firmati dalla Merz, per l’occasione impegnata a rendere ancora più scheletrico e straniante l’impianto spettrale di “Winter Lady” e del gioiello “Without The World”; associato alle sinuose confessioni dell’artista neozelandese è un monolite di mezz’ora di Félicia Atkinson, che tesse con grazia narcolettica tutta femminea un ordito di microsuoni sui quali si innestano detriti elettro-acustici, frammenti ritmici e crepitanti saturazioni.
Ancora più ostica è la seconda cassetta, che da un lato vede Rachel Evans proseguire il suo percorso di manipolazioni di brillanti note sintetiche, ora irregolari ora avvinte in esili spire ambientali, mentre dall’altro conferma le recenti derive della Fister, ben presto discostatasi dalle originarie carezze dream-folk per ripiegarsi su derive analogiche tanto giocose quanto piuttosto ermetiche.
Esperimento certamente destinato agli appassionati (soprattutto del resuscitato formato cassetta), ma nel complesso interessante quale riconduzione a parziale unità di lessici espressivi affini.