HYMNALAYA – Hymns
(Self Released, 2013)
Il giacimento musicale islandese appare davvero inesauribile, anche quando l’attenzione sulle sue nuove proposte si è forse un po’ allentata rispetto a quanto avveniva nei primi anni Duemila.
Ultima proposta meritevole di attenzione risponde al curioso nome di Hymnalaya, band che accanto al terzetto base guidato dal chitarrista e cantautore Einar Kristinn Þorsteinsson vede un ampio collettivo, impegnato ad arricchire i suoi “inni” folk di accenti ritmici e arrangiamenti di pianoforte, organo, archi e fiati.
Pur fedeli alla tradizione narrativa brillante e corale, tipica dell’isola a metà tra Europa e America, i brani di “Hymns” presentano toni pacati e sfumature sottilmente malinconiche, veicolate dal timbro agrodolce di Þorsteinsson, di volta in volta supportato da un caleidoscopio sonoro nel quale si avvicendano, senza iati apparenti, colorati accenni bandistici (“Riddles”), introspettivi frammenti di minimalismo cameristico (“Patience”, “Svarta”) e aperture che denotano una moderata vocazione orchestrale (“In My Early Years”, “Shapes And Sounds”).
Quest’ultima viene sempre gestita dalla band islandese con estrema misura, così da non sfociare negli eccessi di magniloquenza propri ad esempio delle recenti prove dei connazionali e affini Hjaltalín, bensì in aggraziati cammei armonici o, più di rado, in arrangiamenti obliqui, tra classicismo e (persino) jazz, che affiorano in superficie in particolare nei quattro brevi interludi strumentali.
Senza eccessi, dunque, le canzoni degli Hymnalaya scorrono via con la fresca vivacità di una primavera nordica, coniugando in maniera equilibrata retaggi tradizionali e (re)interpretazioni aggiornate all’odierna sensibilità di scrittura e arrangiamento dell’indie-folk più raffinato.
Download gratuito tramite il loro sito http://www.hymnalayamusic.com/.