MARSEN JULES – The Endless Change Of Colours
(12k, 2013)
Reduce da una recente immersione nei tepori elettro-acustici di krill.minima, Martin Julhs assume nuovamente, a due anni dallo struggente “Nostalgia”, le vesti del suo principale progetto artistico. Anche in quest’occasione, lo stimato sound artist tedesco non si discosta dai propri cardini concettuali di memoria e ripetizione, applicandoli tuttavia a un processo generativo che trae spunto da tre frammenti contenuti in un vecchio disco jazz, trasfigurati e dissolti in un’unica traccia dalla durata di ben quarantasette minuti.
Per sua stessa natura, quella di “The Endless Change Of Colours” è una lunga texture ipnotica, che necessita di tempi dilatati affinché possano esserne assorbite le graduali modulazioni di loop e filtraggi sintetici. Com’è inevitabile, il lavoro si fonda per ampi tratti sull’iterazione e sulla lenta evoluzione di finissime stratificazioni, che nella parte centrale si fondono con l’incedere notturno di note che risuonano romantiche, riassumendo in una coerente sintesi l’ossimoro di drone e melodia.
Quando poi la pièce svapora sonnolenta negli ultimi dieci minuti, il morbido incantesimo di Marsen Jules ha già conseguito l’effetto di una confortevole trance, indotta attraverso pennellate di impressionismo ambientale, rigorosamente assemblate, eppure tali da offrire un ampio ventaglio di suggestioni immaginifiche.