FAINT WILD LIGHT – Faint Wild Light
(Digitalis, 2013)
Desta una certa sorpresa trovare un disco di canzoni folk compiute, ancorché oblique, sull’etichetta sperimentale Digitalis; sorpresa tuttavia non minore di scoprire che ne è autore James Ginzburg, metà del duo techno post-industriale Emptyset.
Mondi lontani si incontrano dunque nell’omonimo debutto del progetto di Ginzburg denominato Faint Wild Light, che consta di nove agili tracce e un remix finale curato da Peder Mannerfelt, nel quale solo riaffiora una più spinta matrice elettronica altrimenti circoscritta nel resto dell’album a semplici battiti o giocose tastierine in odor di folktronica. Sarà anche per il timbro vocale basso e pastoso di Ginzburg, ma le sonnolente cadenze dell’iniziale “Debris” e le più marcate frammentazioni ritmiche di pezzi quali “Speak, Memory” e “Firmament” possono far pensare ai Tunng, mentre i crescendo impetuosi di “Shattered Stars” e “Darker” deviano verso una coralità di strumenti e strutture di stampo Grizzly Bear, che nella seconda percorre persino imprevedibili derive di progressività elettrica.
Per certi versi ancor più imprevedibili e affascinanti risultano le eteree melodie acustiche di canzoni folk essenziali e leggermente trasognate, che costituiscono il cuore del lavoro e la prova più evidente della mutazione di Ginzburg. È il caso della scarna formula di sola voce e chitarra della conclusiva “Fallow”, della vivace vena pop di “Halfsleep” e soprattutto di “Echo”, brano le cui atmosfere nebbiose e sbilenche rimandano addirittura alla magia del primo Nick Talbot.
Al di là di ogni possibile riferimento e anche delle considerazioni circa il retroterra artistico del suo autore, “Faint Wild Light” resta una brillante prova di rielaborazione di linguaggi folk in una briosa chiave melodica e sottilmente psych, che denota apprezzabili doti di scrittura e orchestrazione di elementi acustici, elettrici, elettronici. Non resta dunque che accogliere anche Ginzburg tra gli ispirati cantori della countryside, nel cui novero va a iscriversi con un carattere tutto proprio, che è ben auspicabile non resti confinato al rango di singolare divagazione.