MATHEW SAWYER – Sleep Dreamt A Brother
(Fire, 2013)
Abbandonato, almeno nella denominazione, il vascello fantasma dei Ghosts, Mathew Saywer prosegue la sua rotta tra le inquietudini dell’animo umano in quello da lui stesso definito, più che un album, un luogo. Tale luogo è molto prossimo al suo studio casalingo, dove nel corso di un paio d’anni ha registrato le sue meditazioni sul ciclo della vita e della morte, riassumendo esperienze e rumori di fondo in dieci ballate di obliqua desolazione, il cui instabile equilibrio tra candore fanciullesco e considerazioni esistenziali è ben rappresentato dalla copertina, disegnata dallo stesso Sawyer.
Il parallelo ciclo di canzoni di “Sleep Dreamt A Brother” pennella con naturalezza bozzetti umbratili, nei quali pianoforte e chitarra acustica sono sovente contornati da arrangiamenti d’archi sbilenchi, effetti e accidentali field recordings, che ammantano il suo torbido chamber-folk di arcane ambientazioni vittoriane. Con un’eleganza degna di Pete Astor e un andamento narrativo dai riferimenti tradizionali talora evidenti, il musicista e cantante inglese bilancia romanticismo e spirito decadente in testi popolati da metafore e scorrevoli melodie che il suo timbro vocale agrodolce recita con adeguata soavità.
Così, “Sleep Dreamt A Brother” risulta un album dalle atmosfere oscure ma non disperate, piacevolmente retrò ma niente affatto anacronistico: un piccolo grande saggio di classe dark-folk inglese.
(pubblicato su Rockerilla n. 399, novembre 2013)