SNOWBIRD – Moon
(Bella Union, 2014)
Non è l’ormai diffusa riscoperta di sognanti evanescenze sonore a cavallo tra anni Ottanta e Novanta ad aver indotto un’icona di quella temperie artistica quale Simon Raymonde a indossare i panni del musicista, dopo oltre tre lustri trascorsi dalla conclusione dell’incredibile esperienza dei Cocteau Twins.
Si è trattato invece di una duplice casualità, legata all’acquisto di un pianoforte a mezza coda e all’incontro con Stephanie Dosen, cantautrice americana con all’attivo due dischi e collaborazioni con nomi quali Massive Attack, Chemical Brothers e José González. L’idea di Snowbird nasce in realtà nel 2009, ma dopo un paio di tracce sparse in compilation si concretizza adesso negli undici brani di “Moon”, frutto di uno scambio transoceanico tra le melodie pianistiche create nottetempo da Raymonde e i testi e le celestiali interpretazioni della Dosen.
Ne risultano canzoni di fragile romanticismo dalle tinte pastello, nelle quali la Dosen dimostra personalità sufficiente ad allontanare l’inevitabile quanto in parte fuorviante fantasma di Elizabeth Fraser. Anzi, è proprio quando la parata di prestigiosi ospiti (tra i quali Phil Selway, membri dei Midlake e Jonathan Wilson) ritrae il proprio pur pregevole contributo di chitarre e ritmiche, che le sue qualità rifulgono al meglio nella toccante essenzialità di quasi solo pianoforte e voce.
Dolci memorie e classe odierna, unite in carezze per cuori sensibili.
(pubblicato su Rockerilla n. 401, gennaio 2014)
music won't save you 