picastro_youPICASTRO – You
(Static Clang, 2014)

Di inspiegabile, nel quinto album in studio dei canadesi Picastro non ci sono certo le oblique ambientazioni di tenebroso camerismo, bensì lo svolgimento nella percezione generale della band guidata dalla voce vellutata di Liz Hysen, in progressiva transizione dall’originaria temperie post-rock a quella di una scrittura al tempo stesso allucinata e suadente.
La riduzione della formazione a un terzetto-base che oltre alla Hysen comprende solo il violoncello di Nick Storring e le ritmiche di Brandon Valdivia ha alimentato una sorta di ripiegamento introspettivo dell’ispirazione della Hysen, testimoniato dallo smussamento degli spigoli elettrici in favore di un mood umbratile e soffuso, ancorché sempre sottilmente sinistro.

È esattamente quel che avviene nelle dieci tracce di “You”, album tanto personale e dimesso da essere stato inizialmente autoprodotto durante lo scorso anno e adesso pubblicato in via ufficiale, senza particolare risonanza, dalla piccola Static Clang. Misteri dei percorsi discografici, poiché, a parametro all’attenzione ricevuta dai Picastro a inizio anni 2000, “You” meriterebbe quanto meno lo stesso trattamento.

Il carattere estremamente personale del lavoro traspare con evidenza lungo la sua poco più di mezz’ora di durata, che si apre con la fluida ballata “Mountain / Relief” e la partecipazione del vecchio amico Tony Dekker (Great Lake Swimmers), ma soprattutto nella parte centrale non disdegna torsioni nervose (“Temur”) e ulteriori testimonianze della fascinazione della Hysen per tematiche e atmosfere evocative di tenebre e fantasmi (“Vampires”, “That’s It I Mean It”). Le sue interpretazioni in prevalenza raffinate ed emotive, ma anche trasfigurate in angosciose declamazioni, depotenziano o amplificano il senso di desolazione dato dalle cadenze narcolettiche e dallo spettrale camerismo che continua ad aleggiare sui brani di “You”.

Quando tuttavia l’inquietudine si trasforma in austerità e il minimale ensemble Picastro depone le sue componenti più disarmoniche, vi è spazio per ballate dall’agrodolce fascino mitteleuropeo, che sublimano in frammenti di romanticismo sbilenco (“Endlessly”, “Baron In The Trees” e la conclusiva pizzicata acustica “February”, cantata dalla sorella Angela) il flusso carsico della scrittura della Hysen, artista da sempre aliena da pretese intellettualistiche, nella costruzione di un percorso espressivo del quale “You” conferma l’autonomia creativa.


http://picastro.wordpress.com/

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