GALATI – Mother
(Psychonavigation, 2014)
Il peregrinare di Roberto Galati alla ricerca di un’essenza al tempo stesso naturale, sonora e umana, lo ha condotto a diretto contatto con la Madre Terra in luoghi affascinanti e impervi quali la Groenlandia e l’Himalaya. Da tali esperienze ha tratto spunto “Mother”, suo secondo lavoro per l’irlandese Psychonavigation, che segue di appena un anno le aspre correnti glaciali di “Godhavn”.
I cinque lunghi movimenti (oltre settanta minuti di durata totale) dei quali si compone l’imponente sinfonia dronica di “Mother” rappresentano altrettante immersioni nelle profondità di un suono denso e pulsante, che reca con sé le frequenze di una materia primigenia, dalla cui crepitante ricombinazione deriva energia vitale.
Le bordate di rumore prodotte dallo scontro tra gli elementi travalicano infatti il mondo sotterraneo di un magma sonoro asfissiante, lambendo tenebrose visioni dark-ambient soltanto nei primi due movimenti del lavoro, mentre nella sua seconda parte si aprono a bagliori accecanti fino a rivelare, lungo gli “appena” dieci minuti della pièce conclusiva, una spessa grana chitarristica, lasciata quasi spoglia e infine liberata dalla tensione latente attraverso pronunciate segmentazioni ritmiche.
Fedele alla sua essenza d’ispirazione, la materia dronica di Galati non si crea né si distrugge, ma segue un processo di incessante trasformazione, che in “Mother” risulta in maestose cattedrali di suono.