MARGO MARGO – Old Nights, New Days
(Self Released, 2014)
Un leggiadro assolo di fiddle apre “Old Nights, New Days”, mettendo da subito in chiaro riferimenti e mood che animano il primo lavoro sulla lunga distanza di un sestetto proveniente dagli estremi lembi orientali del Canada, che va sotto il nome di Margo Margo.
I cultori dell’indie-folk più lieve e attento alle melodie si erano probabilmente già accorti di loro in occasione di un omonimo Ep in download gratuito rilasciato un paio d’anni fa, al quale ha fatto seguito un’intensa attività dal vivo nella loro cittadina d’origine, la piccola Fredricton, e l’affinamento di nuove canzoni adesso raccolte in un lavoro organico, che evidenzia la varietà del registro di una band che anche dalla sua provenienza periferica rispetto alle principali “scene” nordamericane ha tratto spunto per un’ispirazione vivace e personale.
Al fiddle che con le sue briose movenze circolari detta la danzante andatura indie-folk dell’iniziale “New Days” segue la dolente, salmastra nostalgia di “Breath Wasted”, come a evidenziare la duplice indole, spensierata e malinconica, della scrittura della band. La ricchezza dell’impianto strumentale – che include anche violoncello, pianoforte, tastiere giocattolo e le percussioni andine del cajón – e gli accenni di ariosa coralità che percorrono i nove brani del lavoro possono rimandare all’innocenza bucolica dei primi Hey Marseilles, mentre l’accuratezza degli arrangiamenti delinea brezze chamber-folk connotate da melodie lievi e scorrevoli.
Al procedere della tracklist, le tonalità dei brani si fanno via via più sfumate, contemplando gentili intrecci e avvicendamenti tra le voci principali di Michael Leger e Jane Blanchard (“Melodica”), una ballata guidata dal pianoforte (“Alexander”) e scorci di agrodolce romanticismo cameristico (“Cuckold”, “Beats”). Sono questi ultimi a costituire l’altra faccia della medaglia della primaverile leggerezza della scrittura di canzoni piacevolmente esposte al clima oceanico della zona d’origine dei Margo Margo, mutevole come la loro spontanea vocazione a un indie-folk in perfetto equilibrio tra spensieratezza e nostalgia.