andrea_carri_chronosANDREA CARRI – Chronos
(Psychonavigation, 2014)

Non si interrompe il filo diretto che congiunge l’etichetta irlandese Psychonavigation con artisti italiani, in particolare impegnati nel campo del minimalismo neoclassico. Il medesimo ideale percorso produttivo percorso pochi mesi fa da Bruno Bavota viene ora seguito da Andrea Carri, ventiquattrenne pianista emiliano che vanta già una notevole esperienza, avendo cominciato a suonare e da giovanissimo e pubblicato tre album prima del nuovo “Chronos”.

Al pari di altri suoi “colleghi”, Carri concentra nelle note del pianoforte un linguaggio espressivo al tempo stesso misurato e profondamente suggestivo, dall’evidente vocazione cinematica. Non di sole immaginifiche cadenze notturne vive tuttavia il lavoro che, dedicato al tema dello scorrere del tempo, ne coglie con sensibilità non soltanto le sospensioni tra note delicatamente stillate ma ne scandisce il corso inesorabile attraverso una pluralità di rifiniture e ariose orchestrazioni che producono un’ambience in prevalenza intensa e sognante. È proprio questa cornice a far rifulgere composizioni che altrimenti avrebbero potuto sfiorare il formalismo accademico, oltre che a evidenziare l’ampiezza dello spettro espressivo di Carri: inserti di archi, ma anche di chitarra elettrica, synth ed effetti vari aleggiano infatti nel corso dell’album, sospesi con leggerezza sulle note compunte del pianoforte.

Nascono così affascinanti nebbie ambientali (“Past” e soprattutto la splendida “Present”) e sorprendenti visioni da fantascienza (“Future”), così come soffici pièce cameristiche, nelle quali il tema portante del lavoro è svolto con particolare attenzione all’idea del vuoto, della perdita, dello smarrimento (“Oggetti dimenticati”, “Foglio bianco”, “Le parole che non ti ho mai detto”).

Unico rimedio al trascorrere del tempo è, per Carri, proprio la musica, quasi accarezzata dai suoi tocchi lievi, che scolorano via via in altrove spazio-temporale in equilibrio tra classico e moderno (“Music Is Eternity”). È questa, appunto, la sintesi realizzata da Carri nelle undici composizioni di “Chronos”, che attestano con limpidezza come i linguaggi della “modern classical” stiano ormai facendo breccia anche in Italia.

http://www.andreacarri.it/

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