arch_garrison_i_will_be_a_pilgrimARCH GARRISON – I Will Be A Pilgrim
(The Household Mark, 2014)

Quello di Arch Garrison è un nome collettivo, che riassume le ultime peregrinazioni tra i misteriosi nascosti nella countryside britannica da parte di Craig Fortnam (North Sea Radio Orchestra). Si tratta di un progetto estremamente essenziale, intrapreso da Fortnam accanto alla moglie Sharron e al tastierista James Larcombe, con i quali aveva già pubblicato sotto la stessa denominazione il debutto “King Of The Down”.
Come in quell’occasione, le undici tracce che formano “I Will Be A Pilgrim” sono il distillato di una dimensione casalinga, che risponde a tempi creativi rilassati e suggestioni che affondano le radici nella tradizione folk inglese per germogliare in una quotidianità piccola e preziosa, tuttavia in grado di guardare ben al di là di un’antica strada romana o del muretto basso di una casa di campagna con il caminetto acceso e la compagnia di un cane durante la lettura di un libro di storie antiche.

Con il calore del suo fingerpicking che abbraccia madrigali medievali e un ritualismo persino carico di spezie esotiche, Fortnam confeziona in “I Will Be A Pilgrim” un atlante sonoro popolato da armonie incantate e inebrianti, in bilico tra una psichedelia dai contorni antichi e l’ampiezza di un linguaggio folk in grado di trascendere luoghi e tempi.
Un intero universo di stili e sensazioni è racchiuso nei trentotto minuti del lavoro, che stabilisce fin dall’inizio il proprio orizzonte più prossimo, quello degli arabeschi di due note prodotte da corde di nylon di “Where The Green Lane Runs” e dell’incedere sbilenco alimentato da discrete folate di tastiere della ballata “Everything All”, nella quale tradizione e sottile modernità psichedelica si fondono in un avvincente equilibrio che rimanda alle visioni di Robert Wyatt. È la stessa che si riveste di caldi accenti etnici e di un velo di tenebra e polvere, che non si coglieva dai tempi dei Lady Space, in “The Oldest Road”, incantata conferma dell’interesse da parte di Fortman per il ritualismo acustico dell’Africa occidentale, già percepito nel brano d’apertura, in un’ibridazione che può ricordare per certi versi quella di The Stranded Horse.

Non vi è tuttavia un unico immaginario di riferimento lungo i solchi di “I Will Be A Pilgrim”, nel corso della cui tracklist ulteriori quadretti di un folk nebbioso e arcano (“Other People”) si avvicendano con frammenti di una coralità danzante (la title track), calde cadenze tra country e jazz (“O Sweet Tomorrow”) e persino uno sbarazzino saggio di cadenze da modernariato psych (“Six Feet Under Yeah”).

Sono comunque la freschezza complessiva e il fluido lirismo delle melodie di Fortman a fare di “I Will Be A Pilgrim” uno scrigno di piccole magie fuori dal tempo che, ben lungi dal ricadere nel revivalismo folk, colora storie e strumenti della tradizione di una pluralità di sfumature vivaci e in continua trasformazione.

http://www.archgarrison.co.uk/

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