PAN•AMERICAN – Sketch For Winter II: Rue Corridor
(Geographic North, 2015)
Mentre le ultime avventure sonore di Mark Nelson (l’ultimo album di Pan•American “Cloud Room, Glass Room” e il progetto Anjou) lo avevano visto impegnato in un contesto collaborativo che aveva ricondotto accanto a lui i vecchi compagni Robert Donne e Steven Hess, i tre brani di “Sketch for Winter II: Rue Corridor” restituiscono le sue esplorazioni a una dimensione solitaria.
Si tratta di poco più di venti minuti di musica, racchiusi in una cassetta in edizione limitata pubblicata dalla piccola etichetta Geographic North, che offrono uno spaccato dello stato dell’arte più personale delle divagazioni sonore di Nelson, ripartito in tre capitoli eterogenei per durata e contenuto. Il primo, “The Terrace” occupa tutto il primo lato della cassetta, con i suoi dodici minuti di ambience tremula e ipnotica, costellata da glich e sospensioni armoniche sulla quale, nella seconda parte del brano, si innesta prima una cesura ritmica e quindi prendono forma gli ampi loop granulosi che costituiscono la riconoscibile firma stilistica di Nelson.
La medesima idea di processo, di graduale trasformazione della materia viva del suono, ricorre nella title track, le cui particellari schegge meccaniche si muovono in maniera disorganica, riaggregandosi e mutando forma in continuazione, fino a dissolversi in vapori di silicio percorsi da timbriche avvolgenti. La breve conclusione “Pasqual” (meno di tre minuti) appare così l’approdo di quel processo, che coincide con una sinfonia in miniatura costituita da un unico drone alimentato da una propulsione evanescente. È il suggello maestoso – l’unico dall’esplicito contenuto emozionale – di una testimonianza interlocutoria ma senz’altro significativa della poliedrica ricerca sonora di Nelson, i cui contenuti ormai spiccatamente cerebrali non cessano comunque di offrire suggestioni ambientali coinvolgenti non soltanto per le sinapsi mentali.