MONTY ADKINS – Borderlands
(Audiobulb, 2015)
Quasi trentotto minuti di vibrazioni delle corde del violoncello sotto l’archetto di William Mace rappresentano il punto di partenza e il contenuto essenziale dell’ultima creazione del sound artist inglese Monty Adkins, commissionatagli per un’installazione multimediale curata dallo IOU Theatre.
In bilico tra neoclassicismo e manipolazione elettronica, “Borderlands” è appunto un lungo viaggio sonoro lungo confini espressivi ormai sempre più labili. L’elemento saliente del lavoro, che consiste in una sequenza di sei pièce e altrettanti interludi, è l’alternanza tra persistenze e frammenti armonici (ne vengono presentati ben ventisei), plasmata in una materia sonora viva e in progressiva evoluzione.
Dai vapori ipnotici della prima parte alle melodie puntiformi sempre più spoglie da sovrastrutture della sua parte finale, quella di “Borderlands” è un’esperienza immersiva, che trascende gli schemi del virtuosismo neoclassico per dischiudere un nuovo orizzonte, nel quale un meditativo paesaggismo ambientale è costruito quasi integralmente sulle potenzialità di uno strumento acustico, senza espungerne e anzi esaltandone gli essenziali spunti armonici.
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